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8xmille. Intervista al Vescovo Roberto Carboni

Priorità nella distribuzione fondi per un’azione pastorale più coinvolgente ed efficace.

In questo articoli vi ricorderemo quanto è importante la firma per l’8xmille alla Chiesa Cattolica guidati dalle parole di Mons. Roberto Carboni, vescovo di Ales- Terralba e arcivescovo di Oristano. In collaborazione con l’Arborense, che ringraziamo, pubblichiamo questa intervista che troverete in entrambi i periodici.

Sostenere la Chiesa attraverso l’8xmille significa anche rafforzare l’azione pastorale. Quali priorità vi darete nella distribuzione dei fondi per una pastorale più coinvolgente ed efficace?
Il contributo che proviene dall’8xmille è un segno tangibile di fiducia di molte persone verso l’azione che la Chiesa compie verso coloro che hanno bisogno o si trovano in difficoltà a vivere una vita dignitosa oltre alla cura dei luoghi di culto e alla formazione delle persone. Chi firma per l’8xmille confida che la Chiesa possa farsi attenta a tante necessità e raggiungere in vari modi i tanti bisognosi che bussano alle nostre porte.
Il nostro compito, come Chiesa diocesana, è quello di “restituire” ai poveri quanto ci è stato dato, e farlo in modo che sia a beneficio di molti. Non si tratta di risolvere solo un problema momentaneo ma iniziare processi di formazione e cambiamento. Per questo, nella distribuzione delle risorse, è certo importante avere sempre uno sguardo attento alle necessità del momento ma anche a valutare problemi che hanno bisogno di essere affrontati con un progetto a lungo termine. Le risorse destinate alla “pastorale” – con questo si intende non solo la possibilità di offrire un pasto caldo o dei vestiti, ma anche pensare ad altre povertà tanto presenti nel nostro territorio – vogliono offrire prospettive di formazione. Penso ad esempio alla dispersione scolastica così presente nel territorio delle nostre diocesi di Oristano e Ales- Terralba. Come far fronte a questo problema, a questa “povertà”? Ecco allora che nasce un’azione pastorale, dei progetti che mobilitano insegnanti che sostengano i ragazzi nel dopo scuola, che dedichino loro tempo, che diano di nuovo fiducia nella possibilità dello studio. In questo senso, il contributo dell’8xmille sostiene la carità ma più ampiamente la promozione della persona.

Gli ultimi dati statistici della Caritas rivelano un aumento della povertà, delle richieste di aiuti, dei lavoratori precari e di bisogni multipli. Quali nuove sfide può accogliere la Chiesa per stare vicino agli ultimi in questo nuovo scenario?
Già durante il tempo della pandemia si è notato un aumento delle richieste di aiuto e si è allungata la fila delle persone bisognose che bussavano alle porte delle Caritas diocesane per avere generi alimentari. Oggi bisogna diversificare l’aiuto pensando anche ad altri modi di aiutare: le bollette che sono aumentate, la possibilità di valutare qualche proposta di lavoro, oppure sostenere la ripresa di una attività indebolita o mortificata dal periodo covid. La sfida maggiore è quella di non fermarsi solo alle necessità immediate, ma cercare si stimolare le persone a provare nuovi percorsi per risollevarsi da un periodo di difficoltà. Bisogna però essere consapevoli che molte persone, per età e motivi di salute, non potranno fare molto. A queste bisogna offrire, con atteggiamento di accoglienza, ascolto e generosità, l’aiuto quotidiano.

La recente Giornata mondiale della Gioventù ci ha mostrato ancora una volta la sua vicinanza ai ragazzi e ai giovani: si può contare sull’8xmille per realizzare opere o iniziative che li coinvolgano? In che modo la Chiesa può dialogare e supportare le agenzie educanti che, oltre alla Scuola, offrono proposte frammentate e poco accoglienti?
I ragazzi delle nostre diocesi di Oristano e Ales- Terralba hanno ricevuto, oltre al cammino di formazione e preparazione spirituale e umana all’appuntamento della Giornata Mondiale della Gioventù di Lisbona, anche il sostegno economico della Diocesi che ha contribuito dando a ciascuno una certa cifra per sostenere il costo totale che altrimenti avrebbe inciso sul bilancio delle famiglie. Mi pare questo un buon modo di utilizzare l’8xmille, per sostenere i giovani in iniziative che saranno significative per la loro vita. Oltre a questo, l’offerta di momenti di riflessione, discussione, confronto sono dei punti di incontro con altre agenzie educative. Un maggiore dialogo fra tutti coloro che si occupano di formazione dei giovani sarebbe fruttuoso, per mettere in “rete” e condividere potenzialità e i progetti.

La Formazione permanente del clero è via indispensabile per una Chiesa rinnovata, attenta alle comunità parrocchiali ma soprattutto a ciò che la chiama “in uscita”: anche le nostre chiese diocesane investiranno nella formazione?
La formazione del clero e dei fedeli laici è uno di punti irrinunciabili nel programma formativo delle due diocesi di Oristano e Ales- Terralba. Le proposte spaziano dai ritiri spirituali, alle giornate dove si affrontano temi formativi (ad es. la dottrina sociale della Chiesa, la protezione dei minori in ambito scolastico, le energie rinnovabili…) ai momenti di incontro e condivisione. Dobbiamo favorire l’idea che la formazione è “continua”, non ci si può fermare a degli obiettivi raggiunti, a delle competenze acquisite, ma sia nella vita di formazione cristiana come in quella delle competenze che aiutano il cammino pastorale, si è sempre in movimento. Investire nella formazione significa prestare un orecchio attento a quello che la Chiesa e la società sta vivendo per intercettare le domande più profonde e farsi aiutare nell’ascolto e nel formulare delle risposte.

Un tema a lei caro è quello della cultura. Tutto ciò che aiuta a rafforzare l’identità e l’appartenenza delle nostre comunità è sempre valorizzato, in particolare ciò che è legato alle nostre radici, alle nostre origini: musei, archivio, editoria… Ci sarà spazio anche per queste cose per le prossime erogazioni dell’8xmille in diocesi?
Le nostre chiese diocesane di Oristano e Ales- Terralba hanno un patrimonio storico e artistico oltre che spirituale, di notevole spessore. Anche nelle comunità più piccole troviamo chiese con un’architettura curata e oggetti d’arte di valore. A questo si aggiunge il patrimonio immateriale che è la tradizione della comunità, il suo modo di vivere e testimoniare la fede nel tempo. Curare tutto questo richiede attenzione e risorse economiche. Le piccole diocesi come le nostre non potrebbero far fronte al compito di mantenere fruibile a tutti tale patrimonio, se non fossero sostenuta in questo dai progetti della CEI per il recupero di edifici di culto, di opere d’arte, di manoscritti e libri antichi. Si tratta di un servizio prezioso a tutta la comunità che è possibile in questo scambio tra ciò che si riceve (i contributi) e ciò che si restituisce (restauro, cura, conservazione) per il bene di tutti.

Scopri come donare su www.8xmille.it

Mauro Dessì e Stefania Pusceddu

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