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Trieste. 50a Settimana Sociale dei cattolici italiana

Al cuore della democrazia

“Non c’è democrazia senza un ‘noi’. Non c’è persona senza l’altro”
Card. Matteo Maria Zuppi

Si conclude la 50a Settimana Sociale dei cattolici in Italia… ma non si conclude… Con queste parole Mons. Luigi Renna, presidente del Comitato Scientifico e organizzatore dell’evento, ha voluto rilanciare i lavori svolti da oltre mille delegati provenienti da tutta Italia. Anche la nostra Diocesi è stata presente con una Delegazione guidata dal vescovo Padre Roberto, e composta dal direttore dell’Ufficio diocesano di Pastorale sociale e del Lavoro don Marco Statzu, da Francesca Zaccheddu, Animatrice di comunità del Progetto Policoro in diocesi e da Raffaele Pilloni, Sindaco di Curcuris.

Un evento incominciato con il discorso introduttivo del card. Matteo Maria Zuppi, che ha spiegato come “Oggi la democrazia soffre perché le società sono sempre più polarizzate, attraversate cioè da tensioni sempre più aspre tra gruppi antagonisti, dominate dalla contrapposizione amico-nemico, dalla pervasiva convinzione che l’individuo è tale quando è al centro, mentre è solo nella relazione che la persona comprende il suo valore. Le pandemie ci hanno fatto comprendere il senso di comune appartenenza, di comunità di destino, di partecipazione a una vicenda collettiva”.

Non c’è democrazia senza un ‘noi’. Non c’è persona senza l’altro – ha detto il presidente della CEI – La democrazia non solo afferma la libertà, ma promuove anche l’uguaglianza, non proclama astrattamente i diritti, ma difende concretamente la dignità umana soprattutto dove è più pesantemente violata. Ecco perché la democrazia non vuol dire solo istituzioni, leggi e procedure, diritti e doveri, ma anche inclusione dell’altro, del fragile, dell’emarginato”.

Saluto a cui ha fatto il paio l’altissimo discorso del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ha offerto innumerevoli spunti di riflessione: “Nuovi steccati sono sempre in agguato – ha detto Mattarella – a minare le basi della convivenza sociale: le basi della democrazia non sono né esclusivamente istituzionali né esclusivamente sociali, interagiscono fra loro. Cosa ci aiuta? Dare risposte che vedono diritti politici e sociali dei cittadini e dei popoli concorrere insieme alla definizione di un futuro comune”.

E poi ha proseguito: “Vogliamo riprendere per un attimo l’Enciclica Populorum progressio di Paolo VI: «Essere affrancati dalla miseria, garantire in maniera più sicura la propria sussistenza, salute, una partecipazione più piena alle responsabilità, al di fuori di ogni oppressione, al riparo da situazioni che offendono la loro dignità di uomini, godere di una maggiore istruzione, in una parola fare conoscere e avere di più per essere di più: ecco l’aspirazione degli uomini di oggi – diceva -, mentre un gran numero di essi è condannato a vivere in condizioni che rendono illusorio questo legittimo desiderio».”

“Vi è qualcuno che potrebbe rifiutarsi di sottoscrivere queste indicazioni?” Perentoria la risposta del Presidente della Repubblica: “Temo di sì, in realtà, anche se nessuno avrebbe il coraggio di farlo apertamente. Anche per questo l’esercizio della democrazia non si riduce a un semplice aspetto procedurale e non si consuma neppure soltanto con la irrinunziabile espressione del proprio voto nelle urne nelle occasioni elettorali. Presuppone lo sforzo di elaborare una visione del bene comune in cui sapientemente si intreccino – perché tra loro inscindibili – libertà individuali e aperture sociali, bene della libertà e bene dell’umanità condivisa.”

Si è così poi lavorato nei giorni seguenti nei gruppi, attraverso una metodologia ben congegnata, non solo per ascoltare delle relazioni da parte di docenti ed esperti, ma per costruire esperienzialmente proposte che fossero il frutto condiviso di una riflessione corale. Tutto questo materiale sarà restituito alla Chiesa italiana nel mese di settembre, come contributo fattivo alla crescita della nostra nazione.

Tre i sentieri sottolineati nelle conclusioni: consapevolezza, metodo e prospettive. Consapevolezza, come convinzione che i cattolici, nei vari ambiti, sentono l’importanza di ripensare la dimensione comunitaria, partecipando alla vita sociale e democratica, in Italia come in Europa. Il metodo poi, che si articola in contribuire, ascoltare, tessere insieme, proporre per decidere, accompagnare.

Nessuno può essere escluso da queste dinamiche, che sono e devono restare un baluardo per la partecipazione più inclusiva possibile. Infine le prospettive, come la necessità di non dimenticare “ciò che abbiamo fatto qui”, perché c’è “il rischio” di ritenere che “sia stato tutto un sogno”. “Si tratta di continuare ad attenerci alla dinamica partecipativa che abbiamo sperimentato in questi giorni: rialfabetizzarsi alla democrazia, e questo vale per ogni generazione”.

Ci portiamo a casa il desiderio di proseguire questo percorso “Al cuore della democrazia” nel nostro territorio e nella nostra Diocesi, elaborando appuntamenti e incontri con amministratori e istituzioni civili, per contribuire a riaccendere in tutti uno spirito partecipativo e un impegno sociale.

Marco Statzu

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