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Siddi. In ricordo di don Roberto Lai

La prematura scomparsa di don Roberto Lai, parroco di Siddi per ben dieci anni, dal 2012 al 2022, ha lasciato nel paese una diffusa tristezza e tanta amarezza. In molti è ancora vivo il ricordo di quel lontano venerdì 26 ottobre 2012, giorno del suo ingresso a Siddi come nuovo parroco. Ad accompagnarlo, insieme al vescovo Giovanni Dettori, c’era un lungo corteo di macchine e due pullman con i parrocchiani di Terralba e tanti giovani dell’oratorio.

Ad attenderlo una grande folla di fedeli entusiasti, la Confraternita del Rosario, il parroco emerito don Venanzio Sanna ed il sindaco di Siddi Dr. Stefano Puddu con tutta l’Amministrazione Comunale. In una chiesa divenuta per una sera insufficiente a contenere tanta gente, dopo i saluti di benvenuto del sindaco e di un rappresentante del Consiglio pastorale, seguì la Santa Messa solenne presieduta dal vescovo, con trenta sacerdoti provenienti da più diocesi a concelebrare.

Nel suo primo saluto alla comunità di Siddi, dopo aver ringraziato per l’accoglienza, don Roberto rivolse un pensiero ai malati, definendoli persone importanti e speciali ed assicurando loro la sua vicinanza. Oggi possiamo dire che furono parole profetiche.

L’entusiasmo per la prima nomina a parroco fu vissuta da don Roberto in letizia e con tanta passione. Le solenni liturgie e la sua competenza oratoria, unitamente alla facilità di parola e alla naturale gioia di vivere accompagnarono i primi anni del suo apostolato a Siddi.

Nella settimana Santa del 2013, dopo quasi 100 anni, ripristinò il rito de Su Scravamentu. Inoltre, istituì la recita del rosario nei rioni durante il mese di maggio. Grazie alla sua intraprendenza, era riuscito ad ottenere tanti finanziamenti da reinvestire in vari restauri. Con queste somme aveva infatti fatto restaurare il bellissimo altare maggiore della chiesa parrocchiale, il fonte battesimale, la statua della Gloriosa in estofado de oro, la balaustra e il campanile.

Sua l’idea di traslare le spoglie del canonico Agostino Sanna dal cimitero nella chiesa parrocchiale e sua anche la scelta di consacrare il paese al Cuore Immacolato di Maria e di erigere alla Madonna un’edicola nella parte alta del paese.

L’insorgere di un male terribile ne aveva minato presto le forze ma non la l’impegno. E proprio durante il corso della sua malattia ha dato prova di una fede forte, vivendo con speranza e dando testimonianza del suo credo religioso.

Riflettendo sulla caducità della vita e sul tempo fugace che non ci appartiene, al funerale del compianto Alessandro Spiga, don Roberto si soffermò sulle domande di senso che l’uomo di ogni tempo e di ogni fede si pone continuamente: Chi sono? Da dove vengo? Verso dove vado? Domande che appartengono a tutti quanti. Se la vita fosse affidata al caso, che senso avrebbe faticare, lavorare, prodigarsi? Ma se la vita non fosse affidata al caso ma viene da Dio, da Dio è accompagnata e a Dio ritorna, allora troviamo la risposta nella liberazione del Cristo.

Lui, Gesù, è la risposta piena, totale e definitiva alle ansie, alle speranze e alle attese che ciascuno di noi porta nell’intimo del proprio cuore. È il senso dell’esistere che ciascuno di noi cerca in un modo o in altro, è il senso compiuto che non si ha nel numero degli anni. La vita compiuta può essere a 60, a 30, a 100 o a 40.

Don Roberto è andato via a soli 46 anni. Anche per lui quelle parole pronunciate con emozione al funerale di Alessandro devono essere motivo di consolazione per i familiari e per quanti lo hanno conosciuto.

Arcangelo Cau

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