Sardara. Messa Giubilare nel santuario diocesano
Domenica 12 gennaio fin dal primo pomeriggio, nonostante il freddo pungente, il piccolo Santuario diocesano di Santa Mariaquas è gremito di fedeli. I presenti hanno vissuto un momento di profonda spiritualità. A partire dalla recita comunitaria del Rosario e a seguire poi con la Celebrazione Eucaristica presieduta da don Stefano Mallocci, rettore del Santuario, concelebranti don Marco Statzu e il diacono Enzo Cadeddu.
All’inizio della celebrazione don Stefano ha esordito dicendo “il nostro Santuario diocesano è stato nominato Chiesa giubilare dal nostro Vescovo padre Roberto, una ricchezza per il territorio e non solo”. L’omelia di don Stefano è stata un intreccio di significati legati al Battesimo di Gesù (liturgia del giorno) con le nozze di Cana, lettura propria della festa in onore di Santa Mariaquas.
Nonostante la temperatura rigida, la partecipazione è stata attenta e devota, ha trasformato il freddo esterno in un calore spirituale che ha riscaldato i cuori. Il Giubileo, il battesimo di Gesù e le nozze di Cana sono tre segni di speranza che nella celebrazione sono stati presentati come un unico filo rosso: il rinnovamento della vita attraverso l’amore e la misericordia di Dio.
Don Stefano ha invitato i presenti a riflettere sul messaggio universale che emerge da questi tre eventi. Come il battesimo di Gesù ha segnato l’inizio della sua missione, rivelandolo al mondo come “il Figlio amato”, così l’ingresso in una Chiesa giubilare invita ciascuno di noi a riscoprire la propria identità di battezzati. Don Stefano ha suggerito di ricercare la data del proprio battesimo, ogni cristiano non può non conoscerla e festeggiarla. Ultimo elemento sentirsi figli amati, chiamati a vita nuova che guardano al futuro con speranza.
Dio non solo rinnova, ma trasforma la nostra esistenza: ciò che ci può sembrare ordinario e privo di valore, può diventare straordinario quando ci affidiamo a lui. Per i presenti un messaggio di fiducia, un Dio che opera silenziosamente nelle pieghe della nostra vita, pronto a riempire i nostri cuori di speranza.
È stata una celebrazione ricca di significato, avvolta in un clima di raccoglimento. Accompagnata dal canto eseguito dai tre cori sardaresi la Schola cantorum della Beata Vergine Assunta, dal coro parrocchiale di Sant’Antonio e dal coro Santa Cecilia.
I riti di conclusione sono stati la recita corale della preghiera scritta da Papa Francesco per il Giubileo, consegnata a tutti all’inizio della celebrazione insieme all’immaginetta di Santa Mariaquas con il logo del Giubileo della Speranza.
Prima della benedizione finale solenne, don Stefano ha ringraziato per la partecipazione i concelebranti, le autorità civili presenti, i cori e tutti i pellegrini convenuti. Ha ricordato che il santuario sarà aperto tutte le domeniche pomeriggio per la recita comunitaria del Santo Rosario e la celebrazione della Santa Messa.
Durante l’anno giubilare diverse saranno le iniziative promosse dal Santuario. Prossimo appuntamento domenica 2 Febbraio alle ore 17, in occasione della Festa della Candelora, la Presentazione di Gesù al tempio. Durante la celebrazione verranno benedette le candele e ci si disporrà per vivere una fiaccolata intorno al santuario, le fiaccole che i fedeli, pellegrini di speranza, terranno tra le mani, sono il segno della fede e della luce che Gesù è venuto a portare nel mondo, per Illuminare la nostra vita.
Come le candele benedette anche noi siamo chiamati a portare la luce di Cristo nel mondo vivendo con fede, speranza e carità. Questa festa vissuta nel nostro santuario ci invita a guardare a Gesù luce delle genti e seguirlo con gioia e fiducia, anche nei momenti di oscurità. Simeone e Anna, con la loro fede e perseveranza, ci insegnano che chi cerca Dio con cuore sincero troverà la sua luce la sua salvezza.
Arrivare al Santuario di Santa Mariaquas come pellegrini, ci prepara ad accogliere Gesù, luce del mondo, accoglierlo nella nostra vita e diventare capaci di portare questa luce a chi ci sta accanto, soprattutto a chi vive nel buio della solitudine, della sofferenza o della disperazione.
I momenti di preghiera e di manifestazione della nostra fede, diventino gli strumenti che ci aiuteranno ad accogliere l’anno di grazia del Signore e ci permetteranno di attraversare la porta della nostra fede che ci conduce alla felicità piena.
Franca Sanna