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Convegno nazionale delle Caritas diocesane. Il racconto di un’esperienza arricchente

Animati dal desiderio di lavorare insieme

La nostra Caritas diocesana di Ales-Terralba era presente al Convegno nazionale delle Caritas diocesane, a Grado, con una delegazione composta dal direttore don Marco Statzu e i due operatori Antonello Atzei e Stefania Pusceddu. Un’occasione preziosa di crescita che è stata condivisa con tanti altri amici provenienti dalle diocesi di tutta Italia, poi raccontata dai protagonisti all’equipe diocesana che si è riunita di recente.

Durante il convegno sono arrivati tanti stimoli dall’ascolto di numerose esperienze vissute in un territorio che oggi sa coltivare una visione fertile di confine. Una terra che riconosce il potenziale che ha dentro di sé, una terra che non ha paura dell’altro e assapora la bontà della contaminazione tra culture. Dentro la parola “confine” sono racchiusi mille significati che sono stati raccontati dalla voce di chi vive quotidianamente le difficoltà di una terra di confine, carica di storia e sangue ma anche di speranza per il futuro.

Abbiamo approfondito il tema con la preghiera, i canti (anche in friuliano e in sloveno), con il confronto e con le testimonianze (tutte a disposizione nel sito internet di Caritas Italiana) che ci invitano a “sconfinare”. La sfida del presente, la sfida dei credenti è quella delle tre vie indicate da Papa Francesco: la via degli ultimi, la via del Vangelo e la via della creatività, che nel convegno sono state declinate sui confini, come zona di contatto non di separazione.

Abbiamo così capito che esiste tanta ricchezza da scoprire, se ci approcciamo al mondo, nella sua diversità, attraverso le vie aperte ad altri spazi, ad altri luoghi, ad altre modalità di essere e di vivere. Concetto approfondito anche nelle assemblee tematiche: “Chiesa di minoranza, in cammino, capace di sconfinare” (con il cardinale Mario Zenari, nunzio apostolico in Siria); “Nei margini la piccolezza evangelica” (Daniela Chiara, Piccola Sorella di Gesù); “Confini: luoghi di incontro e di convivenza delle differenze” (Giovanni Grandi, docente di Filosofia morale presso l’Università di Trieste); “Carità e giustizia: quale confine?”( Gabriella Burba, sociologa).

Abbiamo ascoltato esperienze di Chiesa di minoranza, di paesi di periferia, storie di confini che ti interrogano come persona, di incontri al confine, primo passo di una nuova convivenza basata su sensibilità e rispetto. Nel mondo non c’è sofferenza che non ci riguardi: abbiamo sentito parlare di ferite visibili e invisibili, di guerra, di violenza, ma anche di territori che possono rinascere nelle vie della pace. L’invito che abbiamo subito accolto è quello di fermarci e incontrare le persone guardandole negli occhi, perché nel volto di ogni persona che incontriamo è Cristo che incontriamo, soprattutto nei cuori ai margini della società e della vita.

Siamo rientrati carichi di nuove energie e buoni propositi. Faremo del nostro meglio anche noi per costruire un futuro con un’Europa unita e un mondo in cui nessuno sia lasciato indietro. Siamo portatori di speranza, alla ricerca di punti di contatto, animati dal desiderio di lavorare insieme, come suggerito dalla Caritas. Noi possiamo diventare testimoni di una trasformazione possibile nelle piccole e nelle grandi cose. Il tempo non va speso a “distinguerci e dividerci” ma ad “avvicinarci e scoprirci”, con il cuore aperto per ricevere storie belle di Chiesa, una Chiesa che costruisce ponti di speranza.

Caritas diocesana di Ales-Terralba

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