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8xmille. Intervista a don Marco Statzu, direttore della Caritas diocesana

Il cuore della Diocesi che testimonia la carità

Quali momenti sono stati difficili e quali hanno riscaldato il cuore?
I momenti difficili sono stati tanti, in particolare il periodo del lock-down e della lenta uscita dalla pandemia, che è durata due anni buoni. Abbiamo visto tante situazioni davvero tristi, famiglie che non avevano da mangiare, imprenditori che hanno perso tutto, persone improvvisamente “spente” dalla mancanza di relazioni significative. Ma abbiamo visto anche tanta solidarietà dentro e fuori dalla comunità cristiana. Il Vescovo ci ha chiesto di stare vicini ai poveri, alle persone in difficoltà e ci siamo occupati di fare questo, non solo come Caritas diocesana, ma anche nelle parrocchie: parroci e parrocchiani si sono messi a servizio di tutti, per cercare di sostenere tante persone. È stato bello vedere in tanti momenti una vera e propria gara di solidarietà. Dal mio personale punto di vista sono stato commosso nel vedere le persone non arrendersi, magari grazie a un nostro piccolo aiuto, non sentirsi abbandonati, non sentirsi soli nella difficoltà, abbiamo davvero pianto con chi piangeva e gioito con chi gioiva.

In questi anni ha insistito tanto sulla povertà educativa. Perché?
Perché la povertà educativa è la tragedia di un popolo: chi non studia, chi non si forma, chi non si applica è condannato a vivere una vita di stenti e di difficoltà. Non riesce a stare al mondo al pari degli altri, non ha strumenti. Il nostro territorio è stato sempre povero da questo punto di vista e pastori illuminati (penso all’opera di Mons. Pilo, mons. Tore e mons. Tedde, nei tempi più vicini a noi) hanno sempre lottato contro questa piaga, istituendo scuole di ogni ordine e grado. Oggi possiamo continuare a combattere per i diritti dei bambini e dei giovani, degli esclusi, di chi abbandona la scuola, di chi ha difficoltà di ogni genere: abbiamo costituito il Centro Educativo Diffuso per rispondere a queste esigenze, offrendo doposcuola qualificato con educatrici professionali in due centri diversi della diocesi, e poi un sostegno a chi ha disturbi specifici dell’apprendimento o altre problematiche, così come incontri per genitori ed educatori per aiutarli a rendersi conto dei problemi. E tutto questo grazie all’8xmille alla Chiesa Cattolica.

Anche il tema lavoro vi è particolarmente caro visto l’altissimo tasso di disoccupazione.
Sì, è un’altra piaga del nostro territorio. Con lo Sportello di orientamento, istituito all’interno del Centro d’Ascolto diocesano, cerchiamo di ascoltare le persone che sono in cerca di un lavoro, di una professione, i giovani che hanno abbandonato gli studi o gli adulti che non vengono reinseriti facilmente nel mondo del lavoro, dopo averlo perso. Offriamo un sostegno per la ricerca del lavoro, per la compilazione del curriculum e anche per un orientamento ai servizi del territorio.

Povertà in aumento. Quali i bisogni più urgenti e quali interventi sono necessari?
La povertà è sempre alta, i Centri d’Ascolto parrocchiali e interparrocchiali offrono un sostegno attraverso il cosiddetto “pacco viveri”, ma anche la preparazione di pasti caldi nelle mense di San Gavino, Villacidro, Guspini e Sardara. Cerchiamo di sostenere l’attività di tutti anche acquistando generi di prima necessità che vengono poi distribuiti secondo le esigenze. Certo, dobbiamo lavorare per aiutare il più possibile le persone a uscire dall’indigenza e dalla povertà assoluta: è necessario un dialogo con le istituzioni per un’azione sinergica che vada a incidere sulle cause profonde della povertà nel nostro territorio. Qui le aziende e le realtà lavorative continuano a chiudere e licenziare… e paradossalmente si fa fatica a trovare personale specializzato in alcuni campi come l’edilizia e il turismo.

La Caritas si avvale di una rete virtuosa, fatta di tanti volontari. Quanto è prezioso il loro lavoro?
Il lavoro dei volontari è preziosissimo, senza di loro ben poco potremmo fare per testimoniare la carità. Un percorso che diventa anche formativo e spirituale, che non si può accontentare di “fare i pacchi”, ma deve diventare sempre più preparato. Recentemente abbiamo somministrato un questionario, compilato da oltre 150 volontari, che restituisce l’immagine di una diocesi vivace, che ha voglia di donarsi, di offrire sostegno a chi soffre.

La Caritas diocesana è piccola, ma molto vivace, con tanti progetti in corso o in partenza per aiutare chi è in difficoltà e per favorire il coinvolgimento della comunità. Quanto è importante raccontare le attività e raccontare le esperienze di volontari e persone che incontrate?
È molto importante raccontare: in fondo i Vangeli sono il racconto di “Gesù che passò facendo del bene e guarendo tutti coloro che erano afflitti dal male” (At 10,38). E se la Chiesa è nel mondo il prolungamento dell’azione di Cristo risorto, allora raccontare le azioni di bene e di guarigione, anche attraverso il sito o i social, è una modalità, non l’unica certamente, per annunciare al mondo il potere salvifico di Gesù. Ed è anche un modo per rispettare le scelte dei cittadini che firmano per l’8xmille alla Chiesa Cattolica: abbiamo il dovere della trasparenza e dell’informazione.

Stefania Pusceddu

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