“Dal cielo accompagna il nostro cammino”
Per me don Roberto è stato molto più di un confratello; è stato un vero e proprio fratello, un amico, un compagno di cammino. Il Signore, nei suoi grandi misteri, si è ripreso un figlio che avremmo voluto ancora con noi. Ripenso alla vita di Roberto e ho la conferma che non è tanto la quantità della vita che conta, quanto la qualità, cercando di dare significato a ogni respiro, a ogni incontro, a ogni passo vissuto. Lui ha sempre vissuto intensamente.
Una vita di fede profonda, passione autentica e dedizione totale a Dio e agli altri. Un prete che ha incarnato il senso vero del servizio: amava questa diocesi che aveva scelto di servire; amava la Chiesa non mancando, come figlio, di esprimere le sue criticità e povertà umane; ma soprattutto amava il Signore. In tutto questo non ha mai nascosto il suo temperamento forte, ma spesso e non per tutti con una dolcezza che riusciva a scoprire la bellezza in ogni persona.
Roberto era un uomo schietto, diretto, ma con una capacità di far sorridere che rendeva unico ogni momento. La sua risata genuina e coinvolgente era il segno di un cuore libero, capace di affrontare con leggerezza anche le difficoltà della vita. Stare con Roberto era prima di tutto gioia, vita, simpatia. Eppure, sotto quella allegria e spensieratezza, c’era una profondità spirituale che pochi conoscevano davvero, ma che tutti potevano avvertire. Roberto è stato per me e per tanti un amico leale e fedele. In questo ultimo tempo la vicinanza di tanti sacerdoti amici, di fratelli e sorelle è la più grande testimonianza che per chi lo conosceva è stato per davvero un punto di riferimento.
La sua vita di sacerdote è stata caratterizzata da una dedizione incondizionata, sia verso Dio che verso i suoi parrocchiani. Fino all’ultimo si è dedicato agli altri, sino a quando la malattia glielo ha permesso. Nonostante la sua malattia ha sempre messo avanti a tutto la parrocchia, il popolo di Dio. Ciò che più mi colpiva in lui era la capacità di vivere la sua sofferenza con un cuore sereno, senza mai venire meno alla fiducia in Dio. Anche quando il corpo lo tradiva la sua anima restava salda, abbandonata nelle mani di un Padre che non lo avrebbe mai lasciato. Sempre con ironia, con una battuta pronta, e con grande amore. Più volte mi ha ripetuto: “Sto chiedendo al Signore che cosa vuole da me perché sicuramente c’è un fine buono anche in questo dolore”.
Fino all’ultimo respiro Don Roberto ha affidato le sue sofferenze e il suo cammino doloroso per una causa che amava profondamente: la preghiera per nuove vocazioni. Io sono certo che, dal Cielo, continui a intercedere per noi, per la sua Chiesa, per quelle vocazioni che ha tanto amato e che ci ha insegnato a desiderare. Roberto tu sei sacerdote per sempre, ora a te il compito più bello e più importante, guidaci dalla liturgia celeste perché possiamo costruire una Chiesa bella, viva, e ricca di santi e nuove vocazioni. Nell’affidarti alle mani del Padre Celeste, concludo citando il Beato Carlo Acutis, che in questi ultimi anni hai tanto invocato, con la certezza che la tua vita ci ricordi sempre queste parole: “la nostra Meta deve essere l’Infinito non il finito”.
Emmanuele Deidda