“Sa Festa manna” dei guspinesi
In piena estate, intorno a Ferragosto, i nostri centri urbani si svuotano. È il grande esodo estivo che porta le famiglie verso il mare o in località turisticamente attraenti. A Guspini invece le strade cittadine si animano. Da giorni si respira quell’atmosfera speciale che prelude alla grande festa di Santa Maria. Si prova ogni anno quella sensazione particolare. Così particolare che è difficile perfino descriverla compiutamente, spiegare le dinamiche che la animano e la rendono realtà vissuta.
Si possono ricostruire le origini storiche di questa festa. Ripercorrere il formarsi delle antiche tradizioni che sfociano oggi ancora in riti, appuntamenti, eventi e testi di preghiere e canti in cui la comunità guspinese si ritrova e si esprime. Ma nessuno storico e nessun sociologo potrà mai dare conto del coinvolgimento emotivo, spirituale, religioso, comunitario che accomuna tutti i guspinesi.
Ci si ritrova, riuniti nel contesto cittadino. Tanti amici e parenti che si sono dovuti allontanare per studio o lavoro o per percorsi affettivi e familiari. Santa Maria richiama tutti. E anche chi rimane a Guspini prova la gioia di ritrovarsi. Perché pur risiedendo nello stesso spazio urbano si vive anche dispersi, ognuno con le sue incombenze, con i suoi impegni di famiglia o di lavoro. Si vive insomma in una sorta di diaspora, dispersiva, pur vivendo lo stesso vicinato.
Santa Maria raccoglie i guspinesi, fa ritrovare loro il gusto di una grande famiglia riunita. Ci ritroviamo fratelli intenti a raccogliere la ricca eredità che i nostri padri ci hanno consegnato: la cultura del lavoro nei campi, nelle profondità della miniera, negli stabilimenti industriali che hanno creato grandi speranze e frustrazioni… E, di profondità e importanza non secondaria, la nostra tradizione religiosa.
Stiamo attraversando un’epoca straordinariamente complessa. Anzi, si tratta proprio di una mutazione epocale. L’ondata di secolarizzazione rischia di travolgere il patrimonio prezioso che è la nostra identità cristiana. Santa Maria è il richiamo materno a non perderci di vista, nella nostra fraternità ecclesiale che ci immerge in comunione fraterna.
È un forte e dolce richiamo, a cui i guspinesi rispondono volentieri. Un segnale importante in questo senso lo offre il rito del canto del rosario e de “is Coggius” che dal tredici luglio, puntualmente, viene eseguito nella Chiesa di S. Maria. Rigorosamente in sardo, perché alla mamma ci si rivolge in dialetto, con familiarità!
Rito particolarmente significativo è quello della vestizione del simulacro dell’Assunta. Un gruppo scelto che eredita questo ruolo di generazione in generazione. Alla vigilia si vive, in clima di profondo raccoglimento, l’azione della vestizione e dell’ornamento con preziosi gioielli. Il tutto è avvolto da grande e rigorosa riservatezza, pure immersa in un clima di solennità. E poi sarà il giorno centrale della festa che dà piena e solenne espressione all’ amore alla Vergine Assunta.
La spettacolarità delle manifestazioni non è solo appariscente superficialità, ma segna in profondità un autentico spirito comunitario. Coinvolge così non solo l’ambito ecclesiale, ma tutta la comunità civile. Un pensiero di ringraziamento va espresso al comitato che gestisce i festeggiamenti. Una fatica grande come questa la si può sostenere solo se si nutre un grande amore per Maria e un senso di solidarietà fraterna per i guspinesi. Anche quest’anno ce ne dà una bella e convincente prova.
Nico Massa